Il recente blitz della DIA ad Arzano ha scatenato una corsa contro il tempo da parte dell’amministrazione locale per affidare i beni confiscati alla camorra. Il consigliere comunale Salvatore Borreale, in una denuncia senza mezzi termini, ha sollevato dubbi sulla trasparenza del processo, accusando il potere locale di creare spazi privilegiati a favore di pochi.
Borreale ha sottolineato la mancanza di dibattito e discussione tra le forze politiche e sociali locali, evidenziando la mancanza di atti di indirizzo politico. L’accusa principale riguarda l’assegnazione dei beni confiscati, apparentemente destinati a servizi sociali, ma senza chiarezza sulle finalità e con un’evidente duplicazione di attività in due diverse location confiscate.
In particolare, l’immobile di Via Ten. Alberto Barone dovrebbe ospitare un centro per le donne vittime di violenza, gestito da un’associazione del Terzo Settore, mentre la villa di Via Francesco Compagna sarà adibita a un centro antiviolenza e sportello psicologico, gestito direttamente dal Comune.
Borreale solleva domande cruciali sulla capacità del Comune di gestire direttamente tali servizi e sulla trasparenza nell’affidamento delle attività. La mancanza di chiarezza nei piani dell’amministrazione ha sollevato dubbi significativi sulla reale destinazione dei beni confiscati e sull’impatto sul bilancio comunale.
In un momento in cui Arzano cerca di risollevarsi da difficoltà economiche, le criticità sollevate da Borreale richiamano l’attenzione sulla necessità di una gestione più responsabile e trasparente dei beni confiscati. La Procura di Napoli sarà chiamata a valutare la situazione.
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