Un Tesoro di Luce e Foglie” è il titolo della mostra di Danilo Ambrosino, a cura di Alessandra Pacelli e Olga Scotto di Vettimo, visitabile fino a lunedì 1 maggio, primo progetto espositivo nel Giardino della Vanella del Museo Archeologico Nazionale di Napoli recentemente riaperto. Secondo appuntamento dell’artista con il MANN, l’esposizione ha il matronato della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee. Dieci le opere, di grandi dimensioni, tutte a tema botanico, per dare vita a un dialogo tra passato e presente, tra pittura e archeologia. Danilo Ambrosino dipinge palme, cactus, bambù, agavi, filodendri tutto il rigoglio del Mediterraneo cristallizzandolo in dipinti realizzati con la tecnica di fusione di smalti che si stagliano su un fondo in foglia d’oro: oro che esalta la lucentezza, oro simbolo della grande bellezza, oro che in queste opere trasforma le piante in icone. La secolare tradizione pittorica napoletana si concretizza nella visione contemporanea della Natura Morta, ritraendo le piante nella loro specificità ma proiettandole in un mondo onirico.
“Il nuovo lavoro di Danilo Ambrosino – spiegano le curatrici – è il racconto di un giardino incantato, un richiamo alla grande bellezza di stucchi e ori delle nostre cattedrali: c’è Bisanzio e c’è il mondo arabo, c’è la pittura rinascimentale coi suoi ori che tutto congelano nel tripudio dell’ascesi, e c’è il pop del sentire contemporaneo, con il gusto del dettaglio esaltato a prendersi la scena. E c’è il riconoscimento dell’intelligenza delle piante, il loro immutato attraversamento di secoli e geografie, il sapersi mostrare sempre seducenti, in un racconto poetico che non conosce sazietà. La pittura si fa portavoce di ecologismo non più dolente ma gioioso”.
Il progetto espositivo è realizzato con il supporto di Srisorting e Cyclone Cem,collaborazione di Tenevents e per l’inaugurazione con Wine&Thecity.
“Il nuovo lavoro di Danilo Ambrosino – spiegano le curatrici – è il racconto di un giardino incantato, un richiamo alla grande bellezza di stucchi e ori delle nostre cattedrali: c’è Bisanzio e c’è il mondo arabo, c’è la pittura rinascimentale coi suoi ori che tutto congelano nel tripudio dell’ascesi, e c’è il pop del sentire contemporaneo, con il gusto del dettaglio esaltato a prendersi la scena. E c’è il riconoscimento dell’intelligenza delle piante, il loro immutato attraversamento di secoli e geografie, il sapersi mostrare sempre seducenti, in un racconto poetico che non conosce sazietà. La pittura si fa portavoce di ecologismo non più dolente ma gioioso”.
Il progetto espositivo è realizzato con il supporto di Srisorting e Cyclone Cem,collaborazione di Tenevents e per l’inaugurazione con Wine&Thecity.
ansa
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